02 gennaio 2011

Un garfagnino pioniere e gli indiani Miccosukee


Rocco Pellegrino Leonardi (o più probabilmente Lombardi) nacque a Gragnanella il 9 ottobre del 1741 e arrivò in St. Augustine, in Florida, nel 1768, con la spedizione di Andrew Turnbull, spregiudicato e crudele reclutatore di colonizzatori nel Mediterreaneo, guadagnandoci probabilmente un poco proficuo rapporto di mezzadria decennale e la promessa di un pezzo di terra in proprietà a fine contratto. Nel 1787 Rocco possedeva a New Smyrne già quattro case, cinquanta acri di terra, due cavalli e uno schiavo. Sposò nell’isola di Minorca prima la spagnola Esperanza Balla e, nel 1774, oramai in America, Agueda Coll. Un figlio di quest’ultima e di Rocco, Bartolomeo Leonardi, si era invece coniugato con la connazionale Antonia Paola Bonelli, protagonista di un’avventura per noi quasi cinematografica, riportata fedelmente nell’Archivio di Stato di Washington (Carte 1861, Classe V, Affari Militari, Vol VI, p. 500) che vale la pena di ricordare per sommi capi. Dobbiamo infatti a questa testimonianza, raccolta dal giudice di pace della Contea di St. John, il racconto in prima persona di Antonia che, nel 1802, appena sedicenne, fu rapita assieme alla sua famiglia dagli indiani della tribù Miccosukee. Un gruppo di guerrieri nativi colsero di sorpresa la madre Maria Bonelli e i cinque figli nella fattoria di Mantanzas. Il più grande, Tommaso, ventiseienne, nel tentativo di difendere la famiglia fu ucciso e sul suo scalpo, ricorda Antonia, i Miccosukee ballarono dopo aver diviso il bottino rubato ai Bonelli. La donna e i figli, riporta la testimonianza, furono fatti prigionieri circa alle tre del pomeriggio, e costretti a marciare di giorno e di notte fino alla seconda giornata. Poi si fermarono e si accamparono fino al mattino del terzo giorno, quando iniziarono a camminare di nuovo, viaggiando fino al tramonto. Il gruppo attraversò lande, gole, fiumi e laghi, solo con piccole soste, arrivando dopo ben ventiquattro giorni di marcia alla città indiana chiamata Mickasuky, comandata dal capo Ken-ha-jah. La tribù dei Miccosukee era originaria del Tennessee ed imparentata con i più famosi Seminole. Questa passò prima dalla Carolina e poi nel nord dell’Alabama per finire, nel XVIII e XIX secolo, nel nord della Florida. Si pensa che il nome della tribù sia stato attribuito in realtà dai colonizzatori spagnoli che esclamarono, alla loro vista: son como micos sucios, ovvero “sono come scimmie sporche”. Così almeno dalle cronache di Juan Ponce de León y Figueroa, esploratore e primo governatore di Porto Rico.
Il padre di Antonia Bonelli, cercando di liberare la famiglia, inviò il mediatore Jack Forrester fino alla tribù dei rapitori, con ben trecento dollari per il riscatto. Gli indiani, ritenendo la cifra insufficiente, consegnarono a Forrester solo parte della famiglia, trattenendo Antonia e il fratello Giuseppe, che furono liberati solo dopo 22 mesi di prigionia e altri duecento dollari sborsati alla tribù. Antonia poté così finalmente ritornare a St. Augustine accompagnata dal cognato Thomas Pacety e direttamente da Payne, il capo dei Seminole. Dopo quattro anni Antonia sposò il nostro Bartolomeo Leonardi, portando con sé da Mickasuky village non solo il ricordo di quest’orribile esperienza ma anche una figlia, battezzata poi col nome di Maria Antonia Domenica Bonelli, avuta dall’uomo di medicina del villaggio indiano.

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