14 maggio 2006

Molazzana: i mestieri dell’Ottocento


Risale al Decreto del 31 dicembre 1864, quando ancora Molazzana faceva parte della Provincia di Massa-Carrara, all’interno del Circondario della Garfagnana, l’istituzione –inizialmente facoltativa- del Registro di Popolazione del Comune. Con l’unità d’Italia si volle subito uniformare il sistema anagrafico che, già presente nelle grandi città, ancora non esisteva nei centri secondari. In Garfagnana, a dire il vero, già vi era stata, all’inizio dell’Ottocento, con Decreto del 24 aprile del 1806 di Elisa Bonaparte, una prima anagrafe sperimentale. Il codice napoleonico, infatti, rendendo di fatto i parroci ufficiali di stato civile, aveva imposto la registrazione, nel 1809, dei dati della popolazione residente. E’ però con la Legge del 20 giugno del 1871 che il sistema diventa obbligatorio e definitivo nell’Italia post unitaria.

Questi interessanti documenti, ancora conservati in Comune, ci possono fornire molte informazioni sugli abitanti delle varie comunità. Ogni pagina dei voluminosi tomi, identificando l’Isola, Piazza, Casale o casa sparsa, registra integralmente una sola famiglia. Si riportano i cognomi, i nomi, le paternità e maternità, il sesso, la relazione di parentela o di convivenza col capofamiglia, la professione-condizione-mestiere, il luogo della nascita, la data, e lo stato civile.

Semplici le regole di registrazione, che impongono all’impiegato di riportare, ad esempio, che le coniugate devono essere indicate col cognome della famiglia in cui sono nate. Per quanto riguarda i nomi, questi debbono essere scritti per intero, senza abbreviazioni, e va aggiunto, in relazione al fatto che il genitore fosse o meno ancora in vita, del fu o del vivente.

Di particolare interesse risulta l’indicazione della professione, che permette ad oggi un’indagine sugli strati sociali del territorio registrato. Riporta infatti il Decreto che non basta indicare generalmente negoziante, bracciante, agricoltore, ma è necessario specificare il genere di commercio d’industria o di lavoro, se maestra o garzone, se agricoltore, proprietario, fittaiuolo, se mezzadro, ecc. ecc.

Non v’è dubbio che, nella comunità di Molazzana, la professione prevalente fosse legata all’agricoltura. Una buona parte di abitanti, lavorando terreni propri o concedendoli in mezzadria, all’anagrafe risultano qualificati come Possidenti o Proprietari (o Pensionati se ritirati dall’attività). Un’altra parte importante invece, non lavorando terra propria, si trova iscritta in qualità di Colono, Contadino o, se del caso, solo Bracciante.

I parroci della fine dell’Ottocento, quasi sempre possidenti, sono fra i pochi “immigrati” della comunità: troviamo, ad esempio, nel periodo considerato, don Giovanni Cancherini (classe 1844), originario di Metello di Castelnuovo e don Sante Mannelli (classe 1810) di Massa di Sassorosso.

Altri mestieri sono presenti, come quello di Bottegaio (n. 4), Fallegname (sic, n. 2), Calzolaio (n. 2), Muratore (n. 2), Sartore (sarto, n.1). Fra le attività non più esistenti è da citare l’artigianato del gesso, che anche a Molazzana conta ben due famiglie di figurinisti o Figuristi: i Corti ed i Lombardi.

Non mancano anche le professioni “liberali”, come Giacomo Ponticelli, (notaio, classe 1845), Iacopo Catelli (farmacista, classe 1853) e Luigi Guidugli (avvocato, classe 1846).

Non possono non citarsi anche i meno fortunati, spesso donne cadute in disgrazia a causa di precoci vedovanze con numerosa prole, che in assenza degli attuali servizi sociali dovevano provvedere, in qualità di Poveri o Mendicanti (n. 7), a sostenersi chiedendo, in giro per i paesi, l’elemosina.

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