02 gennaio 2011

Da Piritano a Colle Panestra, via Pasquigliora - Una ricognizione ottocentesca


Chi si voglia, oggi, fare una passeggiata per gli antichi possedimenti comunali di Sassi e di Eglio, deve prendersi, magari dalla Foce, il percorso Garfagnana Trekking che arriva all’Alpe di Sant’Antonio e da lì, se ha intenzione di proseguire, il sentiero del CAI n. 133 fino ai 1008 m.s.l.m. di Colle Panestra e poi ancora più su, verso il Piglionico. Tutta questa parte di territorio, sovrastato dal gruppo delle Panie, fra gli ottocento e i mille metri, da tempo immemorabile era stato in minima parte appoderato e, per la maggior estensione, corrispondeva alle vastissime proprietà collettive dei Comuni di Sassi e di Eglio. Nessuno ci sa dire, con certezza, a quando risale un tale uso del territorio, particolarmente sviluppato e regolamentato nei secoli in Garfagnana. Probabilmente di origine longobarda (la gewere, comunione “a mani riunite”), lo sfruttamento comune di boschi e pascoli ha riguardato le nostre terre sicuramente fino all’Ottocento, quando l’aumento della popolazione e il bisogno di terra familiare fece venire meno, quasi integralmente, queste consuetudini. Un primo accenno ai tempi che, inesorabilmente, cambiavano, si ritrova in una delibera del Consiglio comunale di Sassi ed Eglio che risale all’ottobre del 1819. Il sindaco pro tempore e alcuni consiglieri nominati appositamente si dovettero recare, per ben quattordici giorni, in missione per i vari territori dell’Alpe, col fine di verificare quanti si fossero impossessati, a vario titolo, dei beni collettivi. Vi è da dire che oramai molti avevano trasformato l’alpeggio in residenza definitiva, e necessitavano quindi comprensibilmente di terreni da coltivare, oltre al pascolo e al bosco che sicuramente già abbondava. Il 16 ottobre 1818 parte, con il “cavallo di san Francesco”, la commissione comunale verso le località di Frassinelli e Cervetti, per controllare il terreno a confine con il fondo di Giovanni del fu Pietro Pucci di Pasquigliora, con la selva del Beneficio Parrocchiale di San Frediano di Sassi e di altri beni pubblici. Subito si verificò che detto Giovanni Pucci s’era avvanzato nel Comunale con campetti; del quale avanzamento vendutoli il fondo, fu convenuto che dovesse pagare entro due anni prossimi avvenire a detto Pubblico la somma di scudi di Garfagnana trentadue, facenti italiane lire 56. Quindi lo sconfinamento avrebbe permesso una conciliazione con il Comune ma, comunque, a carico del Pucci, sarebbe residuata una somma da pagare e obbligato a garantire il passaggio alle bestie di Pasquigliora che transitavano al confine con i suoi campi. Seguono altre verifiche nell’Alpe, nelle località alla Borra della Fornace, al Campo del Cola, a Colle a Panestra, al Campaccio, al Bertone, al Palazzetto, a Piritano sopra la casa del Pierotto, al Prato del Cerro, alla Freddania, alla Costa del Bitta, al Borrone del Teverone, in Cervaja, nelle Conche e così via. In tutte le occasioni, verificato lo “sconfinamento” si provvide a verbalizzare il fatto e a far pagare una somma di denaro (spesso rateizzata) a carico del privato che, però, sarebbe rimasto proprietario del terreno -abusivamente- occupato.
Non è facile, avventurandosi oggi per quegli antichi sentieri, cogliere fino in fondo il valore universale di quei fazzoletti di terra pietrosa e terrazzata e il significato pieno dell’appoderamento, durato per secoli, dell’Alpe di Sassi ed Eglio e, se vogliamo, dell’Appennino tutto. Spesso sono i “forestieri” che, per scelta e non per eredità, ci fanno riflettere sul valore intrinseco di un territorio aspro e rude (come scrisse un giornalista di città) ma altrettanto duttile e accogliente. E, dopo la faticosa e conquistata salita di Pasquigliora, seduti ad ispirarsi sulla panca che fu dell’ultimo Maraini, come non restare muti, immobili e impotenti, a cercare con lo sguardo un solido appiglio sui fronti del Piglionico e della Pania?

(Pasquigliora, Molazzana - Fosco Maraini, 2000, foto di O. Kuranosuke)

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