02 gennaio 2011

Ancora storie di mulini


Non si può non parlare di Molazzana e della sua storia, senza trovarsi sempre in mezzo a eventi che riguardano i mulini. Mi era già capitato di discorrere su La Pania dei due mulini comunali, ancora esistenti, sul fosso di Merecchia e Vescherana. Quei due fabbricati che, fin dalla notte dei tempi, venivano affidati all’incanto e gestiti, anno per anno, da un appartenente alla Comunità. Possiamo quindi sicuramente affermare che, prima o poi, ogni famiglia del capoluogo abbia svolto, almeno per un’annualità, la professione del mugnaio. L’atto formale di consegna (verso gennaio) agli assegnatari avveniva alla presenza dei Consoli, ossia dei due magistrati comunali e del cancelliere. In quell’occasione si verificava la correttezza del lavoro dei precedenti mugnai e si affidava l’immobile e le attrezzature ai nuovi, facendoli solennemente giurare di rispettare regole e correttezza. Forse le croci che si trovano ancora scolpite sugli stipiti in pietra del Mulino di Sotto servivano proprio a questo uso?

I verbali di Molazzana del 1794, a firma di ser Gaetano Filippini, cancelliere della Comunità di Molazzana, riportano: s’incantò il provento del molino di sotto e dopo replicate offerte restò a Marco Marchini come maggiore offerente a scudi n. 33…s’incantò il provento del molino di sopra e dopo replicate offerte restò al sig. alfiere Giuseppe Cecchini come maggior offerente per scudi n. 22. Altra consegna e giuramento, del 13 nevoso (2 gennaio) del 1797, in pieno periodo napoleonico, viene ricordata dagli atti della Comunità, a firma del console Luigi Bellonzi e del cancelliere Filippini.
Come sappiamo lo Statuto seicentesco del Comune vietava di macinare le granaglie o le castagne fuori dal proprio territorio, in modo da garantire agli assegnatari un reddito annuo pressoché stabile. Ciò non impedì, nel 1742, dopo una lite furibonda con gli abitanti di Promiana e di Montaltissimo, la costruzione di un nuovo mulino in quest’ultimo territorio, in località Grignetola, che sarebbe però dovuto tornare, dopo venti anni d’uso, in proprietà piena di Molazzana.
Un altro conflitto settecentesco, fra Molazzana e Brucciano, ci permette di rileggere una lunga controversia che riguarda un altro mulino. Un rogito datato 9 maggio 1589 di ser Giovanni Sacchi di Trassilico (notaio dal 1575-1604) riportato nell’Archivio storico comunale parla del Mulino del Prete, vicino al Canale di Malbacco, di proprietà degli eredi del capitano Nicolao Venturelli di Molazzana. La lite fra i due paesi riguardava appunto il detto Mulino, dotato di selva, “canipali”, acquedotti e peschiera, che entrambi volevano “allibrare” fra i propri beni, riposizionando così gli antichi confini o termini.
La storia dei mulini del territorio di Molazzana sarebbe ancora da approfondire, anche perché storia di tutta la comunità, del suo sostentamento e di tradizioni millenarie. Sempre dallo statuto del 1663 sappiamo che per l’opera più gravosa, ossia il trasportare i pesantissimi ceppi e macine di pietra fino ai mulini comunali, dovevano collaborare uno per famiglia, de’ più habili al lavoro e, nelle famiglie dove non sarà uomini, siano tenute andavi le donne…alla faccia della pari opportunità.

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