06 novembre 2005

I garfagnini all’Università di Pisa

Forse non tutti sanno che l’Università di Pisa non è sempre stata il naturale bacino d’utenza degli studenti garfagnini. Se oggi diamo per scontata la (prevalente) mobilità verso l’Ateneo pisano, nei secoli passati l’ultimo grado di formazione si doveva svolgere, salvo eccezioni, nello Studio dello Stato di residenza, e per quanto ci riguarda, quindi, il riferimento fu, prima di tutto l’Ateneo di Ferrara e successivamente l’Università di Modena. Lo sviluppo delle facoltà modenesi ebbe il suo apice con il trasferimento della corte Estense e con la nascita del Ducato, aggiungendovi allo studio del diritto (Studium mutinense di Pillo da Medicina del 1175) quello della filosofia, matematica e medicina.
Pisa ebbe invece un’altra storia. Se ne fa risalire ufficialmente l’istituzione alla Bolla In supreme dignitatis di Clemente IV, del 1343, che autorizzava tre facoltà: teologia (studi in sacra pagina), medicina e diritto canonico e civile (in iure canonico et civili, con la laurea detta in utroque iure). Era quest’ultima la laurea più ambita, in quanto permetteva una sorta di passepartout per le diverse carriere di notaio, giudice o funzionario statale. Non meno ambita dagli ecclesiastici per l’ottenimento di canonicati e benefici. Dalle lauree conseguite presso l’Ateneo pisano, registrate per il periodo che va dal 1737 al 1861, possiamo avere un quadro abbastanza completo dei garfagnini “emigrati” a Pisa. Le compilazioni sono talvolta ambigue e difficili da decifrare correttamente. Ad esempio la stessa denominazione di Garfagnana si riporta spesso come “Caffaronia”. In alcuni casi è solo il cognome del laureato che ci aiuta a comprendere che, pur provenendo da un generico Stato di Modena, si tratta sicuramente di un garfagnino “doc”. Si può citare, ad esempio, il caso di don Vincenzo, figlio del dottor Domenico Pelliccioni Marazzini, laureatosi in teologia con il prof. Francesco Raimondo Adami il 19 marzo 1791. Non vi è dubbio di collocazione geografica anche per un altro studente di “Caffaronia”, questo certo Giuseppe del dottor Ambrogio Nobili Ambrosini, pure lui laureatosi in teologia nel 1759. I luoghi di provenienza dei nostri studenti sono i più disparati. Non solo Castelnuovo, capitale della Provincia, ma anche Cesetano (Ceserana, laurea di Pellegrino Giuseppe Marcucci, in utroque iure, 26 maggio 1747), Gragnanella (Giuseppe del fu Michele Pellegrinetti, in utroque iure, nel 1829), Valle (Giuseppe di Giovan Battista Grisanti, in utroque iure, il 15 maggio 1798) e Magliano (Antonio di Nicola Valli, in utroque iure, nel 1763 e Andrea di Luigi Bosi, in giurisprudenza con il prof. Alessandro Doveri, nel 1860). Si può dedurre che, anche con le difficoltà sostenute per “espatriare” ad altra università, diverse fossero le ragioni per tale scelta “pisana”. Di sicuro la rinomanza dei professori, per certe materie, dovette essere uno stimolo non indifferente. Si può ad esempio citare, nello Studio pisano, la presenza nella facoltà di medicina del professor Cristoforo Teodoro Verzani da Barga, con il quale si laurearono, ad esempio, Giovanni Pietro del dottor Alessandro Carli di Castelnuovo (21 gennaio 1753) e il nobile Giuseppe di Orazio Pelliccioni da Colle (29 maggio 1759). Alcune famiglie maggiorenti della Garfagnana dimostrano poi, nel tempo, di preferire continuativamente, per i propri membri, l’Ateneo pisano a quello modenese: ad esempio i Cozza (Cozzi) di Cascio, gli Aloisi di Sassi, i Carli di Castelnuovo ed i Banchieri di Ponteccio.
Oggi, pur con qualche difficoltà in meno del passato (non serve il passaporto per raggiungere Pisa, ma i mezzi di trasporto ed i servizi ci ricordano spesso con facilità epoche lontane…), l’Ateneo pisano è la prima università scelta, per affluenza, dagli studenti della Garfagnana. Un accesso allo studio universitario, finalmente, non più legato al censo, al sesso o ai titoli di nobiltà, ma finalmente, anche se sicuramente migliorabile, consentito a tutte e a tutti.

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